Lo spazio pubblico è uno spazio di tutti che ognuno può usufruire: le strade, le piazze, i giardini, i parchi e via di seguito sono luoghi pubblici e per governarne l’uso ci sono regolamenti, segnaletica, leggi. Lo spazio pubblico si può modificare, in modo permanente o temporaneo, e con esso le norme che lo regolano.
Facciamo alcuni esempi.
Aree verdi incolte che diventano parchi o giardini e che vengono poi regolamentate nell’uso: apertura/chiusura, attenzione alle essenze arboree e protezione di specie animali, solo per fare qualche esempio.
Strade dove vengono installati semafori fino a ieri inesistenti: la segnaletica indica questo dispositivo perché si possa frenare per tempo.
Autostrade deviate per lavori in corso: la segnaletica indica le alternative perché si eviti il cantiere e i problemi annessi.
Un parcheggio per disabili, fino al giorno prima inesistente e realizzato perché sorta una necessità specifica, opportunamente segnalato indica chi può sostare in quel punto.
Sono solo alcuni esempi per ragionare sul tema dello spazio pubblico che deve essere messo a disposizione di ogni cittadino/a perché ognuno ne ha diritto, bambini e bambine inclusi.

Veniamo al tema della viabilità, governata dal Codice della Strada.
Nel corso degli anni la mobilità nelle città è diventata sempre più inefficiente a causa di un insostenibile numero di auto in circolazione: siamo il Paese europeo con il maggior numero di auto ogni 1000 abitanti – 646 – superati solo dal Lussemburgo.
Nel vano tentativo di “fluidificare” il traffico, si è dedicato sempre maggior spazio pubblico al mezzo di trasporto privato, a discapito dei diritti di una gran parte della cittadinanza, a partire dai più piccoli cui non è permesso neanche l’accesso alla propria scuola senza un muro di auto parcheggiate.

Da molti decenni si è compreso, dati alla mano, che è impossibile dare risposte di mobilità efficiente attraverso l’uso del mezzo privato ed occorre, invece, trovare soluzioni nel trasporto collettivo, la mobilità condivisa e la bicicletta, oltre le proprie gambe che sono il vero “primo mezzo di trasporto” di ognuno di noi.
Ecco che nascono nuovi modi di gestire lo spazio pubblico delle strade: si restituisce spazio alle persone che possono così tornare a camminare in sicurezza, muoversi in autonomia anche con mobilità ridotta, prendere una bicicletta o un mezzo di trasporto collettivo.
Sono processi di cambiamento lunghi e faticosi che alcune Nazioni, Regioni, Città hanno iniziato molti anni fa, mentre altri stanno affrontando il tema solo in questi ultimi tempi. (nella foto piazzale Loreto a Milano)

Per dare modo alle persone di modificare il proprio stile di mobilità, occorre cambiare la struttura delle città, della viabilità e darsi nuove norme di comportamento: in Italia solo di recente sono state introdotte alcune nuove regole del Codice della Strada per venire incontro alle necessità di mobilità in sicurezza di chi utilizza la bicicletta, ad esempio.

Nuove esigenze di mobilità in bicicletta sono emerse con maggior vigore nell’ultimo anno: la pandemia ci ha costretto a rivedere il nostro stile di vita quotidiano sotto molti aspetti, compreso quello della mobilità. In molti hanno (ri)scoperto la bicicletta come ottimo mezzo di trasporto: efficiente perché su distanze intorno ai 5km non teme confronti con l’auto, sano perché ci permette di fare la necessaria attività fisica quotidiana, utile per mantenere la giusta distanza richiesta dalla pandemia, poco ingombrante per lo spazio pubblico e non inquinante per rendere l’aria più respirabile per tutti, anche per quelli che vanno in auto.

Veniamo alla nuova sistemazione viabilistica della via Emilia.
La via Emilia, nonostante sia una strada urbana, ha mantenuto le caratteristiche di una strada statale e come tale inadeguata ed insicura per persone che abitano nei dintorni.
La realizzazione di percorsi ciclabili realizzati a norma delle nuove regole del CDS restituisce spazio per i cittadini e le cittadine che possono spostarsi più tranquillamente in bicicletta, ricuce un pezzo di città grazie ai diversi attraversamenti pedonali in sicurezza e l’abbassamento dei limiti di velocità è un ulteriore elemento di sicurezza anche per gli automobilisti.
La strada è cambiata e ognuno dovrà adattare i propri comportamenti in auto: non è difficile, lo facciamo già in moltissimi altri casi e anche se non conosciamo ancora le nuove norme del Codice della Strada basta prestare attenzione alla segnaletica che col tempo impareremo a riconoscere, a Melegnano come in molte altre città.
Qualche esempio. Si presta attenzione anche alle biciclette quando si esce da un carraio o da un parcheggio, esattamente come si fa per immettersi sulla strada per evitare l’auto in transito; si abbassa la velocità non solo perché c’è il cartello del limite (e sarebbe più che sufficiente) ma perché ci sono dei piani rialzati per l’attraversamento pedonale; ci si ferma prima della “casa avanzata” presente ai semafori. Questa è la segnaletica meno conosciuta, fino ad oggi, dai più: è uno spazio dedicato alle biciclette posto davanti alle auto alle fermate dei semafori per permettere alla persona in bicicletta di non respirare il tubo di scappamento, di essere ben visibile alla ripartenza evitando all’automobilista di travolgere il ciclista nella svolta a destra o sinistra.

Le novità destano sempre delle preoccupazioni, nella maggior parte delle persone: tra qualche mese non ci si ricorderà più di come era la “vecchia via Emilia”.
E il nostro auspicio è che poi si possa proseguire in bicicletta lungo la via Emilia verso Milano: questa, sì, sarebbe una grande opera!

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