Mentre si fa pulizia si scopre sempre qualcosa di cui si era persa memoria  e questo mio scritto risale al 2011: già allora il mio pallino era l’uso quotidiano della bici e non ricordo per quale motivo scrissi un breve racconto.
Rileggendolo oggi mi sembra più che mai attuale e allora ve lo propongo qui e lo dedico a tutti i genitori, accompagnatori e accompagnatrici, bambini e bambine che ogni mattina vanno a scuola a piedi o in bici: ne abbiamo fatta di strada insieme in questi anni!
Giulietta

Bip, bip,…. Accidenti, sono già le sette.  “Bambine, veloci, facciamo tardi a scuola. Lavati…la maglietta…i  denti…la cartella…”, il solito rosario di tutte le mattine mentre tenti di darti un aspetto decoroso e presentabile. Ci siamo, finalmente! Com’è tardi…. spero che almeno il traffico ci dia un po’ di tregua, che è un po’ come sperare che io assomigli a Sharon Stone nei suoi momenti migliori.
Puff, puff, cough, cough, no!! Non puoi lasciarmi proprio adesso. “Tranquille bambine, adesso la mamma trova una soluzione” ma loro stavano già pregustando una giornata insperata di vacanza.
L’occhio mi cade sulle nostre biciclette: “Bambine, si va a scuola in bicicletta”. Alla parola “bicicletta” la prole riprende vivacità: il giretto in bici è pur sempre un diversivo. Finalmente pedaliamo veloci verso la scuola e ho come la sensazione che le bimbe siano quasi felici nonostante interrogazioni e compiti in classe. Caspita, siamo già arrivate: un saluto veloce ed entrano a scuola raggianti, neanche fosse l’ultimo giorno dell’anno prima delle vacanze estive.

E ora via, verso l’ufficio. Non ce la farò mai….mentre pedalo comincio a pensare all’appuntamento delle 9: forse è il caso che avvisi che sono in ritardo. La strada è come un puzzle dove ognuno cerca il suo spazio dove potersi incastrare. Ma intanto le gambe vanno, felice di non essere una delle tessere di quell’assurdo rompicapo a quattro ruote. Vedo la meta avvicinarsi molto più velocemente di quanto pensassi, ancora pochi metri e “Buongiorno!”, urlo al portiere dell’edificio mentre corro su per le scale verso l’ufficio. Trafelata appoggio la borsa sulla scrivania e riprendo fiato sotto lo sguardo attonito dei colleghi. Guardo l’orologio: le 8.50?!? E io che ho sempre preso l’auto per arrivare prima!

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